Alla notizia della morte di Papa Francesco, sono scoppiata a piangere.
Un pianto improvviso, di quelli che arrivano dal cuore, senza chiedere permesso.
Ho sentito un vuoto dentro, un senso di smarrimento profondo.
In un tempo già segnato da tanta fatica, da due guerre che sentiamo così vicine, la sua voce era un faro.
Fino all’ultimo giorno ha implorato pace.
Fino all’ultimo istante ha dato fastidio ai potenti. Perché diceva la verità, quella che tocca le coscienze.
E mentre leggo certe cattiverie scritte da chi non ha capito, il dolore si fa ancora più acuto.
Papa Francesco era il Papa della gente.
Quando lo vedevo alla televisione, mi sembrava di vedere Gesù in mezzo al popolo.
La sua semplicità, il suo modo di abbracciare i più fragili, la sua umanità: impossibili da dimenticare.
Solo due giorni prima della sua morte avevo condiviso su Facebook un video del 2020, quando saliva le scale e pregava da solo in Piazza San Pietro.
Ora, lo immagino così: che sale le scale verso il cielo.
Una figura stanca ma serena, che sale verso la luce.
E io, da quaggiù, lo saluto con le lacrime agli occhi e la gratitudine nel cuore.
Grazie, Papa Francesco.